Oggi è la festa del papà e per la prima volta sono distante da lui, ci siamo visti ieri, mentre oggi ci siamo sentiti solo per telefono, ma gli auguri per telefono sono diversi nonostante io resti la solita pagliaccia. L'esordio è stato "Auguri signorino!" e lui "Grazie per il signorino" e si è fatto una sana risata. Poco più tardi mentre tornavo a casa mi ritrovo a chiedermi se l'anno prossimo potrò ancora fargli gli auguri o se quell'orrendo male che lo sta silenziosamente consumando se lo sarà portato via da me. Poi i miei pensieri cominciano a correre nelle direzioni più sparse, dal fatto che questi sono giorni cruciali, che a breve avremmo una sentenza. Che qualsiasi sia la sentenza so che non mi piacerà perché avrò paura. Ci sono troppe variabili, troppe incertezze, troppi aspetti negativi. Dall'altro lato non riesco ad accettare che non ci sia una possibilità, mi dico che dobbiamo farcela anche questa volta, perché ci sono tante cose che mi deve ancora insegnare, ci sono troppe cose che io devo ancora dirgli, voglio che se mai avrò dei figli possano chiamare "nonno" come faccio scherzosamente io quando lo chiamo. Poi i pensieri tornano a ieri, in quella stanza di ospedale dove abbiamo avuto qualche ora di intimità familiare. Mi ritrovo ad ascoltare i soliti discorsi, sentiti mille volte sull'inizio della storia tra lui e mia madre, ma questa volta è diverso, questa volta sono ingorda, voglio conoscere i particolari, le sensazioni, i colori dei quei momenti che invece sono solo loro, ma ai quali mi aggrappo perché ora i ricordi valgono di più. Quando senti che qualcuno ti sta scivolando fuori dalle mani qualsiasi istante che passe con lui ha più valore e vorresti solo congelarlo li per sempre nei cassetti della tua memoria perché non si perda mai. Perché è inutile negarlo ma pensi che potrebbe essere l'ultimo. Tutto il resto delle cose che ti avrebbero fatto incazzare a morte perdono valore e riesci a passarci sopra e sembrare paziente. Invece le persone non capiscono che stai annaspando e non prendi nemmeno in considerazione che quello di cui ti parlano confronto al resto sono solo delle emerite michiate.
Ripenso a ieri, guardo i miei e penso ad una vita passata insieme e mi chiedo come il destino possa anche solo pensare di separarli dopo tutto quello che hanno passato e sofferto insieme. Di come si sono sostenuti a vicenda anche davanti al dolore più grande che è la perdita di un figlio. Non mi faccio le solite domande sul perchè il destino è così crudele o se esiste un Dio. Mi chiedo semplicemente deve andare per forza così?